Saponi dolcetti di Benedetta

Mercatini: croce o delizia?

I mercatini sono il luogo dove ognuno di noi in genere spera di trovare qualcosa di bello, divertente, che nessun altro ha, gustoso, sorprendente, fatto a mano, unico e… economico! Beh sì, deve essere soprattutto economico! Se non è economico perché comprare al mercatino???

Ragioniamo tutti più o meno così?

Solo che quando ci decidiamo a partecipare a dei mercatini noi in prima persona all’improvviso la prospettiva cambia.

Perchè i nostri manufatti sono belli, divertenti, nessun altro li fa così, gustosi, sorprendenti, fatti a mano, unici, ma…

Non possono costare poco! Ci ho messo un sacco di tempo per farlo! Nessuno li fa come me!

Uncinetto, maglia, ricamo, cucito e tutte le varie tecniche artigiane richiedono tempo e abilità. Ci piace molto trascorrere il nostro tempo a creare nuove idee e spesso e volentieri questo ci fa sentire orgogliose. La creazione manuale, il tanto decantato handmade è molto diffuso; ci basta aver comprato un gomitolo o un metro di stoffa per iniziare a spingerci nei meandri del ragionamento commerciale: dopo che l’ho fatto, posso venderlo!

Le dinamiche vanno comprese bene però. Altrimenti ci possiamo trovare di fronte a situazioni come questa che vi racconto qui di seguito.
Qualche giorno fa ho ricevuto una lettera di una cara ragazza che spesso mi chiede consigli tecnici per realizzare i suoi lavori a uncinetto. Sconforto, avvilimento e amarezza nelle sue parole:

“Lo scorso Natale ho fatto 5 giorni di mercatini insieme ad un’amica… io mi ero dedicata all’uncinetto, in particolare ho preparato dei fiocchi di neve per l’albero e dei cappellini da neonato… risultato, un fallimento totale… ho ripreso solo le spese per la bancarella (era una casetta di legno), ci ho rimesso tra pranzi benzina ecc… non dico di voler vendere tutto ma è andata peggio peggio peggio di quello che immaginavo… ora voglia di riprovare con altri mercatini meno di zero… però me l’hanno proposto, la voglia da un lato c’è dall’altro troppo “scottata”… manco a dire ho chiesto chissà quanto…  Ora, anche volendo riprovarci… che posso realizzare?… tutte quelle cosine che mi vengono in mente sono idee che mi auto-distruggo “no tanto non le comprano” “no tanto non servono” “no, troppo personali” … non so che pesci prendere.”

Nel leggere queste righe ho rivissuto un’esperienza, perché, va da sè, che un episodio simile è capitato anche a me.


Indipendentemente da ciò che si vende, dai prodotti del nostro banchetto, bisogna partire dal presupposto che da una decina d’anni a questa parte i mercatini in linea di massima non sono più luoghi appannaggio di grossi guadagni. Diciamo anche però che a volte non abbiamo un criterio valido per giudicare quello che abbiamo creato, perché tutto ci sembra bello e degno di essere venduto. E in ultimo parliamo anche del fatto che per molti di noi fare e vendere è quasi un obbligo perché altrimenti che l’ho fatto a fare?…

Siccome un mercatino non rasenta quasi mai il costo zero e non sempre è divertente, bisogna comprendere che anche per fare un mercatino ci vuole testa e strategia.

Proprio perchè da un po’ di anni a questa parte i mercatini non sono più la gallina dalle uova d’oro, c’è bisogno di ragionare un attimo prima di imbarcarsi nei preparativi e sfornare creazioni. O altrimenti le situazioni – tipo davanti a cui potremmo trovarci sono queste:

  • non si avvicina nessuno
  • storcono il naso quando dico quanto costa
  • vanno tutti dal mio vicino
  • dicono che la loro nonna/zia/vicina li fa meglio (al che  voi vorreste tirare fuori il mitra…)

È frustrante, lo capisco. Ma se vogliamo fare sul serio, dobbiamo capire le dinamiche del marketing e le caratteristiche del prodotto appetibile, mettere da parte un po’ di egocentrismo (ove presente… 🙂 ) e ricordare che handmade è una parola che presuppone gusto, tecnica e metodo. Fare come viene, come capita, senza aver capito per chi lo sto facendo, senza una filosofia dietro e senza una pianificazione precisa del mio banco prodotti, può rivelarsi frustrante, avvilente e terribile per la nostra vena creativa.

È importante sapere quali sono le tecniche che attirano l’attenzione, qual è la moda del momento, come parlare coi propri clienti, come allestire una bancarella che si noti da un chilometro di distanza. E se non funziona domandarsi se per caso non siamo capitate nel luogo sbagliato, se il prodotto non è richiesto o non risponde a precise esigenze di gusto. E così via.
In definitiva, se partecipiamo a un mercatino non partiamo dal presupposto che se non venderemo nulla avremo fallito. Chiudono e falliscono i grandi del commercio, come possiamo noi rimanere male per una giornata non proficua? La delusione è legittima, ma il punto è:

Ho ragionato sul luogo, la situazione, i prodotti focali dell’evento o sto vendendo presine alla sagra del gelato???

Se avete voglia di approfondire questo argomento, capirne di più sui meccanismi fondamentali del marketing scrivetemelo nei commenti. Ripeto: non sono un guru dei mercatini, anzi se posso li evito perché la mia vocazione è la formazione, l’insegnamento, non la vendita tout court, ma senz’altro se ciascuno porta la propria esperienza ci sarà materiale per approfondire, discutere e imparare insieme.

Ma non vi avvilite per carità!

Continuiamo a creare che ci fa bene al cuore!

Un grazie speciale a Benedetta per la foto dei suoi meravigliosi saponi-dolcetti!
1 commento
  1. Paola
    Paola dice:

    Scrivo dal Salento e l’esperienza che porto è legata tra Brindisi-Lecce-Taranto, ma sono certa che mercati, organizzati al chiuso, da circoli culturali, siano la nuova piazza in cui incontrarsi tra bella e creativa e buona manovalanza, il cui motto sta nella HAND-MADE-REVOLUTION, mangiando a km0 e facendo interessanti chiacchere con giovani artigiane sapienti e originali fai-da-te, ascoltando musica e bevendo a poco prezzo birra artigianale o vini locali.
    Questi sono i neo-nati mercati nel Salento, dove è riconosciuta l’abilità e il suo valore e dove non si paga profumatamente un posto per concessione divina, perchè il mercato lo facciamo proprio noi artigiani (vabbè, noi siamo dei galleristi da strada); o non è così?

    Rispondi

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